Roma, il corto circuito tra prime e seconde linee. La squadra è bruciata
di Alessandro Angeloni
C’è Dzeko e si chiede Schick a gran voce; c’è Schick e si rimpiange Edin; Kolarov va fatto riposare, viene sostenuto da tanti, poi si affaccia in campo Luca Pellegrini e - per esempio - le partite con la Spal (rigore procurato) e quella con il Plzen (espulso presto presto) non passeranno alla storia e la sua, di storia, deve infatti ricominciare ogni volta. Anzi, non è ancora inziata proprio. Eppure il ragazzo guadagna come un big e ha due presenze in serie A. Pastore sta diventando un caso umano. C’è ma non si vede e quando si vede sparisce presto. L’opportunità in Champions (11 marzo 2015 data dell'ultima gara da titolare in Champions League, giocò 117 minuti in Chelsea-PSG
2-2 negli ottavi di finale) gli è andata via, lui è ancora indietro. E pensare che il 4-2-3-1 è nato quasi per consentire al Flaco di sentirsi a suo agio dietro Dzeko e i due esterni. Dal derby, è rimasto quel modulo, ma lui non ne fa parte, colpa di un polpaccio (anzi, due) maledetto. E’ tornato ora, ma nessuno se ne è accorto. Marcano ci ha riprovato, e niente. A gennaio, molto probabilmente, farà la fine di Moreno, ricordate? Considerazione estemporanea: i difensori centrali, evindentemente, non sono il piatto forte di Monchi. Fine della considerazione estemporanea. Schick, già detto e andiamo oltre. Kluivert vuole sempre giocare poi gioca a non si vede quasi mai. Under segna e quello già conta, per il resto dà poco. L’insieme di singoli fa il tutto. Il tutto che continua a non funzionare. Da chi la squadra l’ha pensata a chi la deve mettere in campo. Corto circuito. Infinito.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 12 Dicembre 2018, 21:54
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