Il Pibe e la lista degli sponsor: 30 aziende tra i finanziatori

Il Pibe e la lista degli sponsor: 30 aziende tra i finanziatori

di Davide Cerbone
L’amore, i soldi, l’amore per i soldi e i soldi per l’amore. Le cose, che dovrebbero restare sempre ben lontane, o quanto meno distinte, si mescolano e si confondono nella celebrazione che eleva Maradona nell’empireo degli uomini illustri di una Napoli che lo aveva proclamato patrono molto prima che cittadino. Per amore, solo per amore, ha giurato solennemente Diego. Ma su quell’amore s’allunga l’ombra degli affari. Perché il conferimento della cittadinanza onoraria è diventato il passepartout per corrispondere al «pibe» 180mila euro: una somma che molti dei fedeli che trent’anni dopo ancora lo venerano non metteranno da parte neanche in una vita. Per racimolarla si sono autotassate una trentina di aziende, quasi tutte campane, che in una decina di giorni, e nonostante l’incognita delle autorizzazioni per l’uso della piazza, hanno realizzato un’operazione commerciale complessa. Un’operazione, questo va chiarito, assolutamente lecita dal punto di vista dei privati. Opinabile, però, sul piano della coerenza, dell’etica e del sentimento. E non solo, secondo Marcello Taglialatela, che annuncia un esposto alla Procura della Repubblica di Napoli contro il Comune. «Eventuali sponsor - spiega il parlamentare - dovevano essere selezionati attraverso una regolare gara».

Il contratto sottoscritto nei giorni scorsi con le aziende che hanno finanziato il suo ritorno nella “patria” napoletana, infatti, obbligava esplicitamente Maradona a prendere parte alla manifestazione in piazza del Plebiscito, oltre che alla cena di martedì sera al ristorante Villa D’Angelo. Un rinfresco per 180 invitati indicati dagli sponsor che hanno impegnato, in media, qualcosa come mille euro per ospite pur di assicurarsi un posto (e un pasto) nei pressi del mito e sui backdrop sistemati per la conferenza stampa, oltre che per «comprare» la disponibilità di Maradona a mettere la propria faccia a favore di fotocamera o di cellulare accanto a quella dei calorosi commensali. Scatti da esibire ad amici e parenti a imperitura testimonianza di una conseguita esclusività. È quello che il direttore artistico della festa, Alessandro Siani, con un’allusione all’immancabile corollario di opposte fibrillazioni che accompagna il mito, ha chiamato «effetto Maradona». Ma chi sono gli sponsor che hanno permesso il ritorno di Diego a Napoli? In prima linea ci sono i ristoranti della famiglia Giugliano, che hanno investito la quota più cospicua: D’Angelo-Santa Caterina, per l’appunto, e Mimì alla Ferrovia. Oltre ai due rinomati ristoranti, compaiono poi Radio Kiss Kiss, Canale 21, Corriere dello Sport, Alcott (abbigliamento), Caffè Kenon (torrefazione), La Torrente (conserve alimentari), l’agenzia per il lavoro «Generazione vincente», Skill up (formazione e consulenza aziendale), la pizzeria La Notizia e Burger Italy. E ancora la pasticceria Poppella, l’azienda casearia Mozzarè, la boutique Umberto Giugliano, l’azienda vinicola Feudi di San Gregorio, il birrificio Karma, We Concept, Marr, Mandrarossa e Fattorie La Rivolta. Ciascuno di questi sponsor martedì sera ha avuto diritto ad un numero di invitati proporzionato alla somma versata. E ha conquistato uno spazio sul maxischermo di piazza del Plebiscito e sulle torri ai lati del palco. Un ritorno di immagine che lo spostamento della cerimonia a Palazzo San Giacomo avrebbe vanificato, o quanto meno ridimensionato. «È stato fatto un grandissimo sforzo da parte di un gruppo di imprenditori napoletani che amano prima di tutto la città, e per questo scelgono di investire qui energie e risorse - spiega Ida Giugliano, responsabile della comunicazione di Mimì alla Ferrovia e di D’Angelo - Maradona è un simbolo della Napoli che sa lottare per vincere: non potevamo non essere in prima linea per omaggiarlo». Eppure sembra lontanissimo quel 2009 in cui l’ex consigliere comunale Emilio Di Marzio propose la cittadinanza onoraria per Bruno Pesaola, connazionale di Maradona che giocò, segnò, allenò, fumò e visse sotto il Vesuvio. Un riconoscimento consegnato a domicilio e senza alcun corrispettivo economico. Altri tempi, altri miti, altri amori.

Ultimo aggiornamento: Giovedì 6 Luglio 2017, 00:08
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