Ferrero, la vedova del patron svela come è nato il nome della Nutella (e l'idea dell'ovetto Kinder): «Ha avuto come una visione»

Più latte e meno cacao con sorpresina è stata la la formula vincente per convincere mamme e nonne a comprare l'ovetto Kinder

Ferrero, la vedova del patron svela come è nato il nome della Nutella (e l'idea dell'ovetto Kinder): «Ha avuto come una visione»

di Redazione Web

Il nome Nutella fu inventato da Michele Ferrero mentre era con la moglie Maria Franca a Francoforte per celebrare la loro attività tedesca. L'imprenditore esce un attimo prima della cena alle 18 e cammina avanti e indietro sul fiume Meno insieme al suo stretto collaboratore Severino Chiesa. Due ore più tardi, Maria Franca incontra Ferrero in ascensore che le dice: «Maria, non dirmi niente, la mia testa deve essere libera, lasciami ancora un momento di tempo perché ci sono quasi arrivato». Fissa il fiume alla finestra poi si gira pronunciando: «Nutella». La moglie lo guarda confusa e lui gli spiega come in preda a una visione: «È il nome del prodotto che correrà nel mondo».

Anche in occasione dell'invenzione dell'ovetto Kinder ebbe un'autentica epifania: «Sarà Pasqua tutto l’anno». Il suo scopo era convincere le mamme e le nonne a comprarlo, quindi doveva metterci più latte e meno cacao e una sorpresina dentro.

Il perché Maria Franca ha deciso di raccontarsi

Michele Ferrero era schivo, riservato e non rilasciava nemmeno interviste. La negò persino ad Enzo Biagi, «che stimava moltissimo». Così lo racconta al Corriere della Sera la moglie e vedova Maria Franca Fissolo Ferrero. Era sempre concentrato sull'azienda, tanto da tenerla d'occhio a vista sulla collina della casa ad Alba, in Piemonte. «Quando siamo arrivati qui ha detto soltanto: “Si vede bene”», riferisce Maria Franca. 

Ferrero è noto ai posteri per l'invenzione della Nutella, ma ha contribuito a ridefinire l'idea di snack lanciando l'ovetto Kinder e le celebri mentine Tic Tac. Faceva di continuo test e assaggi in laboratorio, il suo universo prediletto, e non amava ostentare il benessere conquistato tenendosi lontano dai riflettori. Il giornalista Mario Calabresi, autore dell'articolo su Maria Franca, fece infatti un patto con lui per pubblicare il loro colloquio sulla sua vita solo dopo la sua morte.

La moglie dell'imprenditore, Maria Franca, ha voluto raccontare la sua esistenza al Corriere per lasciare una memoria nitida di un uomo che ha fatto parte integrante della storia italiana del consumo e della loro storia d'amore, nata grazie ad un imprevisto. Interprete di inglese, francese e tedesco, Maria Franca, qualche giorno dopo l'assunzione, è chiamata ai piani alti della Ferrero per sostituire subito in una riunione la traduttrice milanese che non poteva venire perché non stava bene. Qui incontra per la prima volta Michele che si complimenta con lei, soddisfatto della sua performance.

La prima cena al ristorante

Si verificarono una serie di incontri casuali in cui Maria Franca si poneva sulla difensiva di fronte alla considerazione gentile di Michele. Tanti i «no» ostentati dall'allora 22enne, tra cui la confessione di non essere una divoratrice di cioccolato quando lui gli chiese un parere di stile su una scatola di cioccolatini e la negazione di incontrarlo tete-tete per farlo esercitare in inglese in occasione di un viaggio in Ghana. La vedova spiega che voleva le cose «spontanee e chiare, senza ambiguità» e poi la differenza di età era notevole, quattordici anni.

Solo quando la invitò a cena in modo più diretto, accettò.

Una volta a cena in un ristorante appena inaugurato per l'Expo Italia 61 a Pino Torinese, Michele le chiese se trovasse bella la casa che si vedeva dalle finestre del locale. Un mese dopo Ferrero l'ha comprò e sette mesi più tardi si sposarono e andarono ad abitare in quella che sarebbe stata la loro abitazione per quindici anni, fino a metà degli anni Settanta, in cui hanno cresciuto due bambini, Pietro e Giovanni.

Nel mirino delle Brigate Rosse e la fuga a Bruxelles

Un giorno arriva una telefonata da parte del generale Carlo Alberto dalla Chiesa del Nucleo Speciale Antiterrorismo con base a Torino che aveva urgente bisogno di parlare con Michele. Nel giro di una scarsa mezz'ora si presenta in casa rivelando al marito di Maria Franca che è primo nella lista degli obiettivi delle Brigate Rosse, è stato pedinato a lungo, tanto che avevano il percorso dei genitori per portare i bambini a scuola”. Il militare gli riferisce anche che le Brigate li controllavano da una villa sulla collina e che devono lasciare in fretta la loro casa entro le 7 di sera. Maria Franca e i bambini si rifugiarono nel Collegio di Moncalieri e poi partirono per Bruxelles, dove rimasero per venticinque anni. Michele, invece, si nascose nelle Langhe per continuare a seguire l'azienda. 

Insieme a Michele, Maria Franca cerca una casa a Bruxelles e si imbatte in una villa molto bella che sembra disabitata. In realtà, aveva un custode che gli raccontò che la proprietaria centenaria era scomparsa da poco e che il figlio era un produttore di cioccolato. Ferrero lo conosceva e lo convinse a vendergliela dopo un lungo corteggiamento.

La morte del figlio Pietro

Maria Franca ricorda la perdita del figlio Pietro quando il figlio aveva solo 47 anni.« È disumano - ammette - È stato l’unico momento della mia vita in cui ho pensato che avrei voluto morire». Nonostante siano passati tredici anni, prova ancora difficoltà a parlarne. L'altro figlio, Giovanni, che voleva molto bene a Pietro, la aiuta a farlo: «Mi dice: 'Mamma, ricordiamo i bei momenti che abbiamo vissuto con Pietro».

La vedova di Ferrero ha avuto molte perdite negli ultimi anni, oltre al figlio, se ne sono andati anche il fratello e il marito. «I dolori della vita cancellano i colori, ti sembra di vivere in bianco e nero - dice - Per fortuna ho cinque nipoti, il più grande, Michele, ha un grande cuore e mi chiama ogni giorno».

La medaglia d'oro della Repubblica per la Fondazione Ferrero

Parla anche della Fondazione Ferrero, progetto pluripremiato, per cui ha ricevuto dal presidente della Repubblica la «Medaglia d’oro ai benemeriti della scuola, della cultura e dell’arte». Il merito sta nell'aver offerto una diversa qualità di invecchiamento a dipendenti e collaboratori con palestre, programmi sociali, assistenza sanitaria, laboratori. Hanno anche inserito gli anziani nelle attività dei bambini.

Per lei il futuro dell'azienda Ferrero è in buone mani, dato che il figlio Giovanni ha portato avanti l’eredità del papà facendo continuare a crescere l'impresa.


Ultimo aggiornamento: Sabato 20 Aprile 2024, 10:33
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