Sana, dietrofront del Pakistan: padre, fratello e zio fermati con l'accusa di omicidio

Sana, dietrofront del Pakistan: padre, fratello e zio fermati con l'accusa di omicidio

di Simone Pierini
Dietrofront in Pakistan dopo la notizia della liberazione dei presunti responsabili dell'omicidio di Sana Cheema. Sarebbero infatti in stato di fermo con l'accusa di omicidio il padre, un fratello e uno zio della 25enne cresciuta a Brescia e morta in patria lo scorso 18 aprile. Lo confermano fonti giornalistiche pakistane e autorità pakistane in Italia. La ragazza sarebbe stata uccisa per aver rifiutato un matrimonio combinato.

«Non è stata sgozzata, è stato infarto». Liberi il padre e il fratello

Voleva sposare un italiano​



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La notizia del fermo del padre, del fratello e dello zio di Sana è stata confermata dall'ambasciata italiana a Islamabad, secondo quanto si legge sul Corriere della Sera, che riferisce anche di un quarto complice portato negli uffici della polizia e interrogato per tutto il giorno assieme ai tre familiari della ragazza. Su Repubblica, invece, si parla del fermo solo del padre e dello zio nei confronti dei quali sarebbe stata aperta un'inchiesta.

«Sono in custodia, non sappiamo se in carcere o meno» dice al giornale una fonte dell'ambasciata pachistana in Italia, confermata da Raza Asif, segretario nazionale della comunità pakistana. Per padre, fratello e zio - precisa il Giornale di Brescia - l'accusa sarebbe di omicidio e sepoltura senza autorizzazione e sarebbero coinvolte altre due persone: il medico che ha firmato il certificato di morte e l'autista che ha trasportato il cadavere.

POLIZIA PRECISA NOMI AUTORI OMICIDIO Attivatasi per le notizie provenienti dall'Italia, la polizia pachistana ha inviato a Mangowal, il luogo dove alcuni famigliari hanno ucciso la giovane Sana Cheema perché intenzionata a sposare un italiano contro la loro volontà, un team di due ispettori che hanno confermato l'omicidio. Nel rapporto inviato ieri ai suoi superiori, il vice ispettore di polizia Muhammad Ahsan ha verificato che la ragazza in questione, «Sana Cheema, è figlia di Ghulam Mustafa, residente a Kot Mangowal Gharbi». «Ho potuto appurare - ha poi aggiunto - che si tratta di una giovane di 26-27 anni, di nazionalità pachistana ed italiana, che era temporaneamente ritornata in Pakistan». «Nella notte del 18 aprile - si dice ancora - il padre Ghulam Mustafa, lo zio Mazhar Iqbal ed il fratello Adnan hanno ucciso la ragazza insieme ad altri seppellendola poi in segreto». Per cui, conclude, le persone citate «uccidendo l'innocente Sana Cheema e inumandola segretamente hanno commesso un reato punibile in base agli articoli 302 e 201 del codice penale pachistano», relativi all'omicidio e all'occultamento di cadavere.
Ultimo aggiornamento: Martedì 24 Aprile 2018, 11:55
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