Tra politica e calcio: chi è Carlo Tavecchio, il presidente Figc dimissionario

Tra politica e calcio: chi è Carlo Tavecchio, il presidente Figc dimissionario
Una carriera tra calcio e politica iniziata di pari passo, negli anni '70; oggi, invece, l'ironia della sorte ha voluto che, per sua stessa ammissione, sia stata una scelta politica a far finire, con tutta probabilità, anche la carriera sportiva di Carlo Tavecchio. Prima dello choc per l'eliminazione degli azzurri, però, non tutti conoscevano l'uomo che fino a oggi ha guidato la Federcalcio.



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Dopo un diploma in ragioneria e un ruolo dirigenziale in banca, nel 1976 Carlo Tavecchio era diventato sindaco per la Dc nel suo comune di nascita, Ponte Lambro (Como); qui, due anni prima, aveva fondato una polisportiva che di fatto gli permise di iniziare anche una carriera da consigliere e dirigente federale. Dopo vari incarichi a livello regionale per la Lega Nazionale Dilettanti, Tavecchio negli anni '90 ne divenne prima vicepresidente e poi numero uno, nel 1999. Nel 2007 una nuova nomina: vicepresidente dell'intera Figc, solo il preludio alla massima ascesa possibile. Le dimissioni di Giancarlo Abete, dopo il flop dell'Italia ai Mondiali 2014, sono state l'occasione, per Tavecchio, di candidarsi alla presidenza.



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A sfidare Tavecchio, in un momento in cui c'era bisogno di una vera e propria rivoluzione più che di un rinnovamento, c'era l'uomo nuovo ma già inquadrato nei sistemi federali: Demetrio Albertini, anche lui già vicepresidente Figc. L'ex centrocampista del Milan, tuttavia, pur proponendo un progetto decisamente più innovativo rispetto a Tavecchio, su cui pesavano anche alcune dichiarazioni passate (dalle "donne handicappate a giocare a calcio" ai "gay lontano da me, io sono normale"), non godeva della maggioranza. Non bastò neanche la gaffe sui giocatori extracomunitari («Negli altri campionati ci sono i campioni e da noi gioca Opti Poba, che l'anno scorso mangiava titolare e ora gioca titolare nella Lazio») e il conseguente scetticismo di Damiano Tommasi e Renzo Ulivieri, rispettivamente presidenti di Assocalciatori e Assoallenatori, riuscirono a pregiudicare l'elezione di Tavecchio come presidente: la Lega Nazionale Dilettanti votò in massa per lui, così come 18 club su 20 di A (solo Roma e Juventus votarono per Albertini). Era l'11 agosto 2014.

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Meno di tre anni più tardi, Tavecchio riuscì a farsi rieleggere come presidente federale, superando Andrea Abodi, con una maggioranza del 54% circa dei voti. Nell'aprile dello scorso anno, Tavecchio fu anche nominato commissario della Lega di Serie A. A garantirgli la grande ascesa degli ultimi anni, sono stati soprattutto i voti della Lega Nazionale Dilettanti, che ha un peso specifico pari, se non superiore alla Serie A. In questi ultimi giorni, invece, neanche la cara e fidata Lnd è rimasta al fianco di Tavecchio: un mancato sostegno che il diretto interessato non ha esitato a definire politico.

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Ultimo aggiornamento: Martedì 14 Marzo 2023, 00:40

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