Roma, Di Francesco: «Non mi importa di dare la 10 a Zaniolo. Conta la sua crescita»

Di Francesco: «Non mi importa di dare la 10 a Zaniolo. Conta la sua crescita»

di Gianluca Lengua
«Della 10 a Zaniolo non me frega nulla». Eusebio Di Francesco è categorico nella risposta a una domanda posta da uno studente dell’Università Luiss dove si è svolta VI Edizione del Corso da Team Manager. Il giovane voleva sapere come il club giallorosso avrebbe gestito dall’interno l’esplosione di un calciatore come Nicolò Zaniolo, che a soli 19 anni ha segnato una doppietta in Champions League contro il Porto: «Bisogna mantenere il ragazzo con i piedi per terra perché la differenza la fa l’equilibrio. Non si smette mai d’imparare, questo vogliamo far capire a Zaniolo. Della maglia numero 10 non me ne frega niente, non conta sulla crescita. E comunque va guadagnata e c’è ancora tanta strada da fare». Accanto al tecnico era presente anche il team manager Morgan De Sanctis: «Quando scrivete qualcosa sui social tracciate la vostra storia, quando andrete avanti qualcuno la guarderà. Sulla maglia da dare a Zaniolo non se n’è mai parlato. Però sono usciti dei post di 4-5 anni, quando lui aveva 14 anni, e questo deve farvi capire quanto è importante», il riferimento è ad alcuni screenshot pubblicati recentemente in cui il centrocampista esaltava l’operato di Antonio Conte ai tempi della Juventus e festeggiava lo scudetto dei bianconeri. Non è facile mantenere la calma durante l’allenamento o nello spogliatoi, solo l’esperienza di un tecnico esperto può contribuire a gestire alcune situazioni: «Squadra nervosa, squadra vittoriosa. Succede spesso che ci sia competizione dentro l’allenamento. Lì bisogna capire come prendere i calciatori e decidere se allontanarli, ma questo succede solo a porte chiuse. Se c’è gente non è il caso».

CASO KOLAROV
Ad essere più interrogato è stato proprio Morgan De Sanctis che ha svelato quanto la sua vita sia cambiata quando dal calciatore è diventato un membro della società: «Quando giocavo ho legato molto con De Rossi, per questioni anagrafiche non è che frequenti tutti fuori dallo spogliatoio. Prima uscivamo io e lui, adesso ci siamo imposti di non vederci più tanto perché avendo ruoli diversi non è adeguato. Monchi mi ha detto subito “ricorda che non sei più calciatore». Poi il caso Kolarov, contestato dagli ultras della Curva Sud per una risposta maleducata data a un tifoso alla stazione Termini alla vigilia della gara di Coppa Italia contro la Fiorentina: «Si è confrontato con allenatore, ds e compagni. Il confronto più importante è con De Rossi e Totti. Alla Roma ti spiegano come comportarti per avere meno pressioni possibili. Per questo è importante conoscere la storia del club. Io non mi sarei mai permesso di dire qualcosa a Kolarov di mia volontà. Lui è venuto per sfogarsi, è stato un momento delicato».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 15 Febbraio 2019, 19:09

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