Osvaldo le canta a tutti: «Il calcio, che schifo»
di Francesco Balzani
Avete inciso il vostro primo album?
«Sì, si chiama Liberaciòn ed il nostro brano di punta si chiama Desorden. Ho scritto tutti i testi: parlo di esperienze personali, amore e problemi sociali. Il rock and roll è contro il potere. E il nostro gruppo è molto rock, veniteci a sentire. Cantiamo in spagnolo ma prima o poi scriverò pure in italiano».
Come le è saltato in mente di lasciare il ricco e dorato mondo del calcio?
«Non ero più felice. Io sono uno che vive di sentimenti e impulsività, e nel calcio di oggi non c’è nessuna della due. Mi sentivo un numero, uno che doveva segnare perché se no veniva insultato. Ora sto da Dio anche se mi dicono che sono matto».
Qual è stato l’episodio, la causa scatenante?
«Al Boca mi hanno mandato via per una sigaretta quando sapevano che fumavano tutti. Quella è stata la goccia, ma in realtà nel calcio devi vivere una vita che non è reale. Hai un prezzo, un valore e vivi di regole. Il calcio oggi è una merda, un freddo business e una dittatura del risultato. Nessuno pensa a come stai. Non potere uscire dopo una sconfitta, suonare la chitarra o bere una birra per me era assurdo. Per non tradire il calcio ho preferito lasciarlo».
Ma c’è stato qualcosa di bello?
«Sono orgoglioso della carriera che ho fatto, ho giocato in grandi squadre. E poi ci sono anche uomini veri. Penso a Tevez, De Rossi e Heinze con le quali ho stretto molto. Poi ci sono i campioni in campo e fuori come Pirlo, Buffon e Totti. Ecco l’addio di Francesco è quello che di bello dovremmo prendere dal calcio».
Chi l’ha delusa invece?
«Penso a Prandelli che mi ha escluso dal mondiale solo perché glielo dicevano i giornalisti, convocò Cassano quando invece lo meritavo io. Andreazzoli? Nemmeno ricordo chi sia. Chi allena oggi?».
La più bella canzone suonata sul campo?
«L’esordio alla Bombonera con doppietta resta il più bel giorno della mia vita. Il Boca è la mia seconda pelle».
Poi la Roma.
«Potevo gestire meglio alcuni comportamenti, ma è una piazza malata. Avevo segnato tantissimo ma mi insultavano».
Juve e Inter?
«Alla Juve ho avuto l’onore di essere allenato da Conte. Un grande, come Pochettino che però pensa troppo al calcio. A Milano ho litigato con Mancini, ma i media ingigantirono la cosa».
A chi dedicherebbe una canzone?
«A Zeman, per me è stato un secondo padre».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 9 Gennaio 2019, 07:30
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