Il presidente, infatti, è decisamente infastidito per l’andamento della squadra e ora pretende da Monchi delle spiegazioni. In primis su Di Francesco, che Pallotta avrebbe esonerato già dopo la sconfitta di Bologna. Una decisione a caldo che forse avrebbe risolto i problemi con un po’ d’anticipo. Monchi, invece, si è messo a difesa del tecnico assicurando che la situazione sarebbe cambiata da lì a breve. E invece è peggiorata.
A fine stagione anche la situazione dello spagnolo potrebbe essere riconsiderata visto che a Trigoria ci sono già due ds: Massara e De Sanctis. Pallotta nel frattempo chiede un piano B ai suoi dirigenti (compreso il consulente Baldini che si trova in Sudafrica per motivi extra calcio) a prescindere da quello che sarà il risultato di domenica col Genoa. I nomi sono sempre i soliti: Sousa, Montella e Donadoni. Poi c’è il sogno Conte, ma anche solo per poterlo cullare bisogna aspettare giugno. Un ulteriore segno di sfiducia nei confronti di Di Francesco è arrivato ieri mattina. La decisione di interrompere il ritiro, nonostante la prestazione orrenda di Plzen, è un segnale di come sia considerato inutile far stare squadra e tecnico a stretto contatto. E nello spogliatoio il distacco tra vecchi e giovani è evidente. Le parole di Manolas lo dimostrano: «Prendiamo gol da squadra giovanile, non siamo all’altezza».
Ma Pallotta da Monchi vuole spiegazioni pure sugli investimenti di mercato.
A Plzen erano in campo 10 acquisti di Ramon con una “spina dorsale” formata da Marcano, Nzonzi, Pastore e Schick. Quasi 100 milioni di investimenti, fin qui un fallimento assoluto. Oltre alla paura della mancata qualificazione alla prossima Champions, quindi, c’è pure il rischio svalutazione del parco giocatori.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 14 Dicembre 2018, 09:55
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