Salvini: «Troppi stranieri anche nel calcio». Il vicepremier interviene dopo la denuncia del ct Mancini
di Marco Lobasso
Italia, Mancini: «Mai così pochi italiani in campo. Zaniolo? Più coraggio con i giovani»
Un grido d’allarme che ha trovato il pronto appoggio del vicepremier e ministro degli Interni Salvini: «Felice che anche altri importanti esponenti del mondo del calcio mi diano ragione. Occorre un limite al numero di giocatori stranieri in campo per poter dare spazio e fiducia a tanti giovani italiani che altrimenti vengono sacrificati». Il parallelo è inevitabile: troppi stranieri in Italia, troppi stranieri nel calcio. Del resto, i dati statistici degli ultimi 12 anni in serie A sono impietosi: nel campionato 2006-2007 i giocatori italiani rappresentavano il 71 per cento del totale (378 su 530 utilizzati); oggi, nel torneo appena iniziato, sono scesi al 39 per cento, con soli 142 calciatori su un totale di 358. E siamo solo alla terza giornata. Un dato che giustifica ampiamente il grido d’allarme del ct dell’Italia.
«Stiamo vivendo il momento più basso di questo fenomeno - aggiunge Mancini -, dobbiamo quindi inventarci qualcosa. Dalle società mi aspetto più coraggio».
Sono parole che chiamano in causa pesantemente anche i tecnici italiani, colpevoli secondo il Mancio di puntare troppo sugli stranieri. «Io ho chiamato Zaniolo della Roma che non ha ancora mai giocato in serie A ma che è vice-campione europeo con l’Italia under 19. Il mio vuole essere un messaggio forte: i ragazzi di talento vanno fatti giocare sempre». E poi affonda ancora il colpo contro i club di A, accennando ad altri casi di giocatori poco considerati. «L’Inter non ha inserito Gagliardini nella lista Champions? Non commento, però troppi italiani stanno in panchina e sono migliori dei titolari stranieri», e intanto lui ha convocato Gagliardini nei 31 della Nations League. Stesso discorso per Lorenzo Pellegrini e Cristante della Roma, anche loro nei 31 del ct: «Giocano poco e così a centrocampo abbiamo delle difficoltà».
In un calcio ancora senza presidente federale e senza leader di Lega, Mancini ha fatto un primo importante passo e messo un punto fermo da cui non derogherà: «Prima gli italiani, poi gli stranieri». Il segnale inequivocabile che il ct fa sul serio: «Siamo l’Italia, dobbiamo giocare bene e riuscirci in fretta». Venerdì già si inizia contro la Polonia.
Ultimo aggiornamento: Martedì 4 Settembre 2018, 13:29
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