Eni Aluko, la calciatrice lascia la Juve e l'Italia: «Trattata come una ladra, nemmeno fossi Escobar»

Eni Aluko, la calciatrice lascia la Juve e l'Italia: «Trattata come una ladra, nemmeno fossi Escobar»
La ormai ex calciatrice della Juventus Women Eniola Aluko, in un'intervista al quotidiano britannico The Guardian, si è sfogata con parole choc denunciando il razzismo vissuto nella città di Torino. La scorsa settimana Aluko, origini nigeriane ma cresciuta in Gran Bretagna e naturalizzata britannica, ha lasciato il club bianconero per tornare proprio in Inghilterra.

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Le sue parole sono come macigni: «A volte Torino sembra un paio di decenni indietro nei confronti dei differenti tipi di persona. Sono stanca di entrare nei negozi e avere la sensazione che il titolare si aspetti che ruba», ha detto. «Ci sono non poche volte in cui arrivi all'aeroporto - aggiunge - e i cani antidroga ti fiutano come se fossi Pablo Escobar...».

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L'attaccante precisa «di non avere avuto esperienza di razzismo dai tifosi della Juventus né tantomeno nel campionato di calcio femminile, ma il tema in Italia e nel calcio italiano c'è ed è la risposta a questo che veramente mi preoccupa, dai presidenti ai tifosi del calcio maschile che lo vedono come parte della cultura del tifo». La giocatrice invita la società, per continuare ad attrarre i talenti dell'Europa dall'Italia, a «farli sentire a casa». Questa, conclude, «è una parte importante di un progetto a lungo termine».



APPENDINO: PAROLE PESANO, TORINO NON SI RASSEGNA Le affermazioni di Eniola Aluko, ex giocatore della JWomen che in una lettera pubblicata dal The Guardian, ha accusato Torino di essere una città razzista «pesano come un macigno». Lo afferma, su Fb, la sindaca Chiara Appendino, ricordando che quella di Torino è «storia di porte aperte». «Purtroppo nel nostro Paese episodi di discriminazione sono tornati a diffondersi - ammette - ma ad essere tornata indietro non è la città, solo alcune persone che non rappresentano che loro stesse.
Torino non si rassegna».
«Negli ultimi tempi qualcosa in Italia è cambiato. In alcuni frangenti si è tornati a legittimare pensieri e comportamenti che dovevano rimanere sepolti per sempre, nelle pagine più vergognose dei libri di storia. Studiati sempre troppo poco», osserva la sindaca Appendino. «Ma non mi rassegno io, non si rassegnano migliaia di cittadini che quei pensieri li combattono ogni giorno, non si rassegna Torino. Perché Torino non è così», insiste la prima cittadina.
 

«Torino è sempre qui. Consapevole delle difficoltà, ma profondamente determinata nel rifiutare che queste possano essere ridotte al colore della pelle, alla religione, o a qualsiasi altra caratteristica della persona - afferma -. Rimango convinta che la discriminazione si combatta con risposte culturali e politiche, a tutti i livelli, che non possono tardare ad arrivare. La Città proseguirà nel suo costante impegno in questa direzione, con tutti gli strumenti a sua disposizione». 
Ultimo aggiornamento: Venerdì 29 Novembre 2019, 15:39

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