Non solo Stephen King, anche i Warriors campioni Nba contro Trump
di Ernesto De Franceschi
La franchigia californiana ha sconfitto nella serie di finale i Cleveland Cavaliers per 4-1, imponendosi 129-120 in gara 5 sul parquet amico della Oracle Arena di Oakland. La decisione di disertare la Casa Bianca sarebbe stata presa all’unanimità nello spogliatoio, e sarebbe un chiaro segnale di critica per le politiche ritenute discriminatorie messe in atto dal successore di Barack Obama, dal quale, va ricordato, i Warriors si recarono dopo aver vinto il titolo nel 2015. L’allenatore di Golden State, Steve Kerr, ha espresso più volte il proprio disaccordo verso le decisioni di Trump, e in particolare il bando ai musulmani.
Malcom Kerr, suo padre, fu ucciso quando lui era al primo anno dell’Università dell’Arizona e aveva solo 18 anni. Anche una delle stelle di Golden State, Stephen Curry, ha spesso criticato l’attuale presidente. Dalla società prendono tempo, ma le parole lasciano intendere che arriverà un “no, grazie”: «Non abbiamo ancora ricevuto nessun invito. Nel caso, vedremo cosa fare...».
E anche gli sconfitti, i Cleveland Cavaliers, alla luce delle idee di LeBron James, avrebbero scelto di boicottare l’appuntamento tradizionale in caso di successo. Un periodo decisamente complicato per Trump che nelle ultime ore starebbe meditando di silurare anche il procuratore speciale Robert Mueller, che indaga sui possibili legami tra il tycoon e Mosca.
Non solo: il grande scrittore di thriller Stephen King non ha cambiato idea e la sua “battaglia” contro il 45° Presidente degli Stati Uniti è proseguita a suon di tweet. Tanto che Trump lo ha “bloccato”. “Trump mi ha bloccato. Forse dovrei uccidermi”, ha scritto King.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 14 Giugno 2017, 09:29
© RIPRODUZIONE RISERVATA
