Zidane, artista della concretezza
ha reso più solido il Real Madrid

Zidane, artista della concretezza ha reso più solido il Real Madrid

di Roberto Ventre
Zizou ha fatto centro al primo tentativo. La Champions l’ha alzata al cielo dopo appena sei mesi sulla panchina del Real: l’ha vinta ai rigori sull’Atletico Madrid nella notte del Meazza del 28 maggio 2016.

Il modo migliore per cominciare l’avventura madrilena per il francese più amato a Madrid, quello che rappresenta da sempre un’icona per il club più titolato al mondo. Zidane nel Real ci ha giocato cinque anni e per le sue qualità tecniche era l’idolo del Bernabeu: la Champions la vinse anche da calciatore con le merengues, stagione 2002. E neanche a dirlo fu lui decisivo nella finale di Glasgow con la zampata del 2-1 al Bayer Leverkusen. Un uomo Real in tutti i sensi, è stato nel 2009 consigliere del presidente Florentino Perez e poi direttore sportivo. Ma gli anni ben impressi nella mente dei tifosi del Real sono quelli da calciatore (231 presenze e 49 reti), protagonista per cinque anni con la maglietta bianca numero 5, che seguirono ai cinque in Italia con la Juventus nei quali vinse due scudetti e formava una coppia d’assi con Alessandro Del Piero. S’inerpicò in cima al mondo vincendo la coppa Intercontintentale, impresa replicata da allenatore due mesi fa con la coppa del mondo per club vinta a Yokohama ai supplementari contro i giapponesi di Kashima Antlers.

Zidane in campo ricamava magie, da allenatore ha messo su un Real Madrid solidissimo più che spettacolare, lunghissima la serie utile nella Liga prima del ko contro il Siviglia. Un black out anche in Coppa del Re con l’eliminazione contro il Celta Vigo, poi la ripresa. In Champions non ha brillato nella prima fase a gironi: secondo alle spalle del Borussia Dortmund, fatale il pareggio nell’ultima sfida al Bermabeu con le due reti dei tedeschi segnate negli ultimi minuti.

Zizou danzava sul pallone, il francese ha incendiato la passione popolare per le sue giocate di classe, i numeri d’alta scuola, gli assist e i gol, decisivo anche nella finale mondiale vinta con la Francia nel 1998 sul Brasile (realizzò una doppietta nel 3-0, due gol di testa). Uscì di scena nel peggiore dei modi con la testata rifilata a Materazzi nella finale mondiale a Berlino: lasciò la Francia in dieci e l’Italia di Lippi vinse nel 2006 il titolo ai rigori. Una pagina nera di una lunghissima carriera senza macchie, l’ultima partita da calciatore (108 presenze e 31 reti con i Blues) si trasformò in una delusione enorme proprio contro l’Italia che aveva superato nella finale di Euro2000 e in precedenza ai quarti di finale dei mondiali francesi poi vinti in finale contro la Seleçao.

Un palmares ricchissimo di successi, il francese nato a Marsiglia, di famiglia algerina, ha vinto praticamente tutto e anche il traguardo più prestigioso, il Pallone d’Oro nel 1998, oltre a tre Fifa World Player (1998, 2000, 2003). Cannes, Bordeaux, Juventus e Real Madrid, quattro squadre in carriera. Ma la sua casa è Madrid, da viceallenatore nel 2013 è stato al fianco di Carlo Ancelotti, adesso la panchina è tutta sua: cominciò poco più di un anno fa subentrando a Rafa Benitez, l’ex tecnico del Napoli, il 5 gennaio 2016 e partì con il 5-0 sul Deportivo La Coruña. Subito incisivo, capace di imprimere il suo marchio: il Real si è messo immediatamente a correre e soprattutto ha riportato la calma nell’ambiente con tutti i tifosi che si sono schierati dalla sua parte. Un madridista dentro, uno che ha fatto la storia del Real e del calcio: un predestinato che ha cominciato da allenatore nel Real Madrid Castilla, seconda squadra del Real Madrid, che gioca nella terza divisione. Un anno e mezzo, prima della promozione in prima squadra sulla panchina dei Blancos.

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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 15 Febbraio 2017, 13:14
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