​Ragazzine violentate a Roma dai rom conosciuti in chat, le 14enni legate: «Disse che ci avrebbe ucciso»

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di Laura Bogliolo
Legate a una ringhiera con le manette, portate in un luogo isolato e stuprate nell'estrema periferia Est di Roma. Le vittime sono due quattordicenni, violentate da un nomade bosniaco di 21 anni, Mario Seferovic, alias Alessio il Sinto, nato a Napoli ma residente nel campo nomadi di via di Salone, uno dei più pericolosi e problematici della Capitale. Michela, così la chiameremo, si era innamorata di Mario conosciuto su Facebook: avevano chattato per diverso tempo, Mario aveva conquistato la sua fiducia, tanto che la ragazza aveva accettato un incontro. La giovane aveva capito che Mario era un rom, ma non le importava, voleva parlarci, vederlo. Un incontro che si è trasformato in un incubo, in una serata di violenza folle. L'infamia peggiore ai danni di una donna, anzi di due bambine.





È maggio, Michela va all'appuntamento con una sua amica, anche lei ha 14 anni. Mario porta con sé un complice, Maicon Bilomane Halilovic, 20 anni. Entrambi i nomadi vivono in via di Salone, il campo che ospita 600-800 persone, un tempo «villaggio della solidarietà», da anni definito addirittura dalle forze dell'ordine «terra di nessuno».

L'incontro con le due quattordicenni si trasforma subito in orrore. Secondo la ricostruzione dei carabinieri del comando di Montesacro diretti dal maggiore Spinnato, i due nomadi con minacce verbali costringono le ragazzine ad andare in una zona isolata. Siamo su via Collatina, angolo via Renato Birolli, uno stradone dove sorgono alcune industrie: la sera si spopola, non c'è nessuno. In fondo alla strada c'è un deposito dell'Atac, l'azienda del trasporto pubblico romana. Le due giovani vengono ammanettate a una ringhiera da Halilovic che fa da «palo», è attento che non arrivi nessuno mentre Seferovic violenta senza pietà le due ragazzine. Grida, paura, l'orrore si consuma nella desolazione più assoluta.

Dopo lo stupro le due ragazze vengono liberate. Soltanto un mese dopo una delle due ha raccontato ai genitori quello che è accaduto. Sono quindi iniziate le indagini dei carabinieri: i militari sono riusciti a individuare i due bosniaci. Nella notte tra giovedì e venerdì Seferovic è stato arrestato nel campo nomadi di Salone: era già conosciuto alle forze dell'ordine per aver commesso reati contro il patrimonio.

Halilovic invece è stato arrestato a Tor Sapienza, quartiere vicino, un angolo di periferia devastato da una altro campo rom, quello di via Salviati: qui abitava Serif Seferovic, condannato per il furto della borsetta a Yang Zhao, la ragazza cinese morta mentre inseguiva i suoi ladri, e arrestato a ottobre con l'accusa di omicidio e tentato omicidio plurimo in relazione alla morte di 3 ragazze (due minorenni) uccise da un incendio mentre dormivano in un camper nel quartiere di periferia Centocelle, sempre a Roma Est. Mario Seferovic e Maicon Bilomane Halilovic sono stati arrestati l'altra notte con le accuse di violenza sessuale di gruppo continuata e sequestro di persona continuato in concorso. Halilovic, secondo le indagini dei carabinieri non ha partecipato allo stupro.
Le indagini e il blitz dell'altra notte sono stati compiuti con grande riserbo, per non insospettire gli ambienti rom. I due ragazzi nei mesi successivi allo stupro non avevano tentato di fuggire. Adesso si trovano nel carcere romano di Regina Coeli. Ieri nel campo di via Salone c'era una grande omertà. Diverse persone ammettevano di conoscere Mario, ma nessuno ha voluto raccontare la sua storia.
Ultimo aggiornamento: Sabato 4 Novembre 2017, 14:02
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