Massimo, la severa scuola dei gesuiti che ha formato generazioni di rampolli della Roma-bene
La missione della scuola - ci sono praticamente tutti i gradi scolastici: classico, scientifico, media, elementare e materna - è sempre rimasta la stessa: applicare la lezione pedagogica del fondatore Ignazio di Loyola. Formare l'Uomo e insieme lo studente. Anche se ultimamente i tempi sono cambiati e anche i gesuiti si sono adeguati. Tanto che qualche anno fa la giunta comunale ha approvato la parziale trasformazione in albergo di una parte del complesso scolastico che ospita l'istituto.
Draghi frequentò il liceo classico del Massimo a metà degli anni Sessanta, stessa classe di Montezemolo, che però forse per colpa della disciplina ferrea si trasferì presto in un'altra scuola. All'epoca e fino a non tantissimi anni fa l'istituto era ancora solo maschile, le ragazze non erano ammesse. Alcuni degli studenti sono rimasti in contatto tra loro e hanno dato vita ad una Associazione di ex allievi.
Alla base della scuola, spiegano i gesuiti, c'è l'esperienza ignaziana, l'idea che «l'eccellenza accademica debba accompagnarsi all'eccellenza umana». Chi esce maturo dal Massimo è «una persona che ama, che si prende cura di sè, del mondo e degli altri, che si impegna per la giustizia, che ha fede e sa usare con coscienza le proprie doti acquisite o sviluppate a scuola».
L'attuale complesso in cemento armato dell'Eur è stato realizzato alla fine degli anni Cinquanta su progetto dell'architetto Vincenzo Passarelli, mentre prima la scuola era nel palazzo di piazza dei Cinquecento davanti alla stazione Termini che ora ospita il museo Massimo.
Ultimo aggiornamento: Martedì 16 Gennaio 2018, 18:01
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