Delitto gay, la doppia vita dell'assassino: dipendente pubblico di giorno, sexy boy di notte

Delitto gay, la doppia vita di Ciro: dipendente pubblico e sexy boy

di Marilù Musto
Di giorno era un semplice dipendente pubblico. Di notte si trasformava. Alcuni testimoni hanno informato gli inquirenti e alcuni mezzi di informazioni scrivendo email, inviando lettere sul conto dell’ex militare: «Ciro aveva uno pseudonimo sul web, Grinder Boy oppure Lino, le sue foto si possono trovare su alcuni siti di incontri omosessuali chiusi al pubblico, bisogna registrarsi per ottenere un appuntamento con lui». Una doppia vita. Ora tocca scavare e ricostruire.

Una cosa è certa: Ciro Guarente, dipendente pubblico in servizio a Roma, ma residente a Ponticelli - entrato nella forza armata nel 2003 - viene definito «drag queen» sui social; non aveva un’esistenza semplice, Ciro. A lui piaceva la trasgressione. Era però ossessivo nei confronti della sua trans, diventata donna dopo una dolorosissima operazione del cambio di sesso.

Ora ai parenti di Vincenzo - vittima della gelosia di Ciro - non resta altro che sperare in una pena severa: «Ci costituiremo parte civile in un eventuale processo», fanno sapere.

Ieri sera la seconda notizia terribile, dopo quella della scomparsa di Vincenzo, si è abbattuta sulla casa della famiglia Ruggiero: «Abbiamo sempre avuto il sospetto che ci fossero molti punti oscuri in questa vicenda e che le cose non fossero andate così come raccontato agli inquirenti da Guarente», dice l’avvocato Luca Cerchia che conferma i sospetti anche di Alessandra Sansone, consulente criminologa della famiglia.

Infatti, il trentacinquenne Ciro aveva dichiarato di aver ucciso Ruggiero in seguito ad una lite avvenuta nell’abitazione del ragazzo ad Aversa il pomeriggio del 7 luglio. Una spinta e Vincenzo sarebbe precipitato con la testa sul tavolo della cucina. A incastrarlo, in quella casa, c’erano le telecamere.

 


Tra i due - vittima e carnefice - c’era però una differenza di altezza evidente: Vincenzo era alto un metro e ottantasei centimetri, mentre Ciro è alto solo un metro e sessanta. Una spinta non poteva certo provocare la morte del bel commesso del negozio Carpisa di Marcianise, vincitore del premio Re Gay 2013. «Vincenzo non era muscoloso, era comunque fisicamente prestante», spiegano alcuni amici della vittima. Particolare, quest’ultimo, che potrebbe aprire la strada anche ad altri scenari, su cui bisogna ancora fare luce. Vincenzo potrebbe essere stato ucciso con delle coltellate o con un’arma da sparo. Tutto da ricostruire.

La svolta alle indagini sarebbe stata data dalla deposizione di Heven, la ragazza trans di Ciro: «In collaborazione con il presidente dell’Arcigay di Napoli martedì scorso mi sono recata dai carabinieri per una deposizione volontaria atta a sollecitare le autorità ad avviare le indagini visto tutto il tempo passato senza una traccia di Vincenzo - aveva spiegato Heven due giorni fa - solo grazie alla mia deposizione, dove ho anche esposto dei dubbi nei confronti di Ciro, sono partite le indagini. Nonostante io fossi presa dai sensi di colpa nel coinvolgere l’uomo che mi è stato accanto per 7 anni non ho desistito ad esprimere i miei dubbi ed i miei collegamenti perché ero disposta a tutto pur di ritrovare Vincenzo. Così nei giorni seguenti le autorità hanno convocato Ciro per un interrogatorio e sono riusciti ad incastrarlo con le dovute prove. La sconvolgente verità venuta fuori con le dovute indagini è stata solo merito mio altrimenti avremmo continuato a vivere nel silenzio ed io forse con un assassino al mio fianco».
 
Ultimo aggiornamento: Lunedì 31 Luglio 2017, 21:17
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