Abusi su una 13enne, il "maniaco dell'ascensore" di nuovo in carcere. "Pensavo di essere guarito, curatemi"

Abusi su una 13enne, il "maniaco dell'ascensore" di nuovo in carcere. "Pensavo di essere guarito, curatemi"
Ripete ora che vuole essere di nuovo «curato», Edgar Bianchi, il barman genovese di 40 anni che più di dieci anni fa venne ribattezzato il «maniaco dell'ascensore», uscì dal carcere nel 2014 dopo aver scontato 8 anni per una ventina di violenze sessuali e che è tornato a colpire, con le stesse modalità del passato, due giorni fa a Milano, dove ha abusato di una ragazzina di 13 anni sul pianerottolo di un palazzo, mentre l'adolescente stava tornando a casa. «Pensavo di esserne uscito, di essere guarito, avevo una vita normale e una fidanzata, volevo sposarmi, ma ci sono ricaduto e voglio essere curato», ha detto ieri quando, assistito dal legale Paolo Tosoni, si è costituito in Procura, già individuato e braccato dagli investigatori della Squadra Mobile, coordinati dal pm Gianluca Prisco.

Bianchi era stato condannato in primo grado con rito abbreviato (con lo sconto di un terzo sulla pena) a 14 anni e 8 mesi per violenza sessuale, tentata violenza sessuale, violenza privata, lesioni e atti osceni in luogo pubblico, per un ventina di episodi commessi a Genova e in particolare tra il 2005 e il 2006, quando venne arrestato. La pena era stata ridotta a 12 anni in appello e alla fine, tra indulto e liberazione anticipata, ha scontato 8 anni ed è tornato libero tre anni fa. 






Durante la carcerazione, ha seguito un percorso psicoterapeutico e, come ha chiarito il difensore, sentiva di «esserne uscito». Ha raccontato che per tre anni, prima sempre a Genova e poi a Milano dove si è trasferito di recente (con una parentesi in Portogallo), ha condotto una «vita normale», ha lavorato come barman e per una società di catering, aveva una fidanzata e voleva sposarsi. «Purtroppo ci sono ricaduto, mi è tornata fuori questa cosa, mi dispiace», ha provato a giustificarsi. Bianchi, come ha spiegato l'avvocato Giovanna Novaresi che lo seguì nella fase di esecuzione della pena, era considerato «uno degli esempi più brillanti di riabilitazione».

Le relazioni che venivano fatte su di lui e inviate al Tribunale di Sorveglianza, ha aggiunto, «erano sempre positive e visto il suo passato non ci si poteva permettere alcuna leggerezza». L'uomo le chiese anche di aprire, come suo tutore, un conto «per risarcire le vittime delle sue violenze, un conto dove versava ogni mese quasi tutta la somma che guadagnava con i lavori nella casa di reclusione». Evidentemente, ha concluso il legale, «nell'ultimo periodo qualche episodio che gli è accaduto probabilmente lo ha mandato in confusione».

Due giorni fa ha agito ancora da «predatore seriale», di nuovo su una ragazzina che non ha nemmeno 14 anni, scelta per strada, seguita e costretta, prima che riuscisse a entrare in casa, a subire abusi.
Domani mattina, nel carcere di San Vittore sarà interrogato dal gip Manuela Cannavale. Scontata la convalida del fermo e la misura cautelare in carcere per violenza sessuale aggravata, anche perché già nel verbale davanti agli inquirenti Bianchi ha confessato. Nega, però, di essere responsabile di altre violenze, anche se gli investigatori stanno indagando proprio su questo aspetto. Intanto, il capogruppo di Fratelli d'Italia-Alleanza nazionale Fabio Rampelli ha presentato un'interrogazione sul caso al ministro della Giustizia Andrea Orlando.

Ultimo aggiornamento: Venerdì 29 Settembre 2017, 20:42
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