Mario Landi

L'Unione europea è sempre più spaccata sulle politiche migratorie. I paesi dell'Est, che rifiutano il piano di ricollocamento dei profughi - Polonia, Ungheria, Repubblica ceca e Slovacchia puntano i piedi e rifiutano quello che definiscono un ricatto di Bruxelles, ovvero l'ipotesi di condizionare l'erogazione dei fondi strutturali al rispetto delle decisioni sui migranti. A questo si aggiunge l'intenzione dell'Austria di chiedere di essere esentata dallo schema dei trasferimenti dei profughi da Italia e Grecia. La portavoce della Commissione Ue per la Migrazione Natasha Bertaud ha avvertito Vienna: «Nessun Paese può ritirarsi unilateralmente dal piano, che è legalmente vincolante. Chi lo facesse sarebbe fuori dalla legge e questo sarebbe profondamente deplorevole e non senza conseguenze».
L'Austria rischia insomma di incorrere in una procedura di infrazione. Ma Bruxelles, nel mettere a punto la nuova programmazione pluriennale dei fondi strutturali, sta pensando di subordinare l'elargizione dei fondi al rispetto delle decisioni assunte dall'Unione in materia di gestione dei flussi migratori. A chiederlo sono Italia, Germania e Francia e Svezia. Lo stesso vicepresidente della Commissione Ue, il finlandese Jyrki Katainen, ha sottolineato che «la solidarietà non significa sempre chiedere qualcosa agli altri, ma anche che si è pronti a contribuire per il bene comune».
riproduzione riservata ®

Ultimo aggiornamento: Mercoledì 29 Marzo 2017, 05:00