Margherita Ossoli

L'Italia deve garantire il diritto delle donne all'interruzione volontaria di gravidanza. Dopo il richiamo del Consiglio d'Europa, anche il Comitato per i diritti umani dell'Onu esprime la propria preoccupazione «per le difficoltà di accesso agli aborti legali a causa del numero di medici che si rifiutano di praticare l'interruzione di gravidanza per motivi di coscienza». L'alto numero di medici obiettori costringe le donne a ricorrere ad «un numero significativo di aborti clandestini». In Italia i ginecologi obiettori, che rifiutano di applicare la legge 194 del 1978, sono circa il 70%. Un numero che comunque, secondo il ministro della Salute, Beatrice
Lorenzin, non impedisce l'applicazione della legge 194. Infatti, dice il ministro, «in trent'anni c'è stato un dimezzamento del numero di ivg settimanali, a livello nazionale, a carico dei ginecologi non obiettori, che nel 1983 effettuavano 3,3 ivg a testa a settimana, mentre ne effettuano 1,6 nel 2013, e dalle Regioni non è giunta alcuna segnalazione di carenza di medici non obiettori». Di diverso parere il Comitato per i diritti umani dell'Onu che chiede allo Stato italiano di «adottare misure necessarie per garantire il libero e tempestivo accesso ai servizi di aborto legale, con un sistema di riferimento valido». Lo scorso aprile, anche il Comitato europeo per i diritti sociali del Consiglio d'Europa si era espresso pronunciandosi su un ricorso presentato dalla Cgil e affermando che le donne continuano a incontrare «notevoli difficoltà» nell'accesso ai servizi d'interruzione di gravidanza.
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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 29 Marzo 2017, 05:00