Sabatini, la Roma perde il primo e ultimo ds-star del nostro calcio
di Romolo Buffoni
Si era dimesso perché non gli fu fatto prendere Boyé? «Ma no! Dissi così per mandarla calda a Cairo che mi doveva comprare Iago Falque...». Eh sì, perché è questa l’essenza del direttore sportivo: depistare i rivali; parlare alla nuora perché suocera intenda. L’unico lusso che un ds non può permettersi, a prescindere dal budget, è la sincerità. Chissà se anche ieri, ormai fuori servizio, Sabatini ha bluffato. Se veramente ha vissuto questo martedì (e non il 7 ottobre scorso) come l’ultimo giorno giallorosso.
Sicuramente ha esagerato ricordando il primo di giorno: «Beato Monchi. Io venni accolto come l’ex squalificato». Certo: la cronaca imponeva di ricordare quella disavventura legata a un presunto traffico di calciatori minorenni. Ma in realtà sei anni fa si parlò poco di lui. I titoloni erano per Luis Enrique, Lamela, Bojan. Per i dirigenti, articoli a corredo. Da che calcio è calcio i tifosi si annoiano con quelli in giacca e cravatta. Almeno fino all’avvento di Sabatini, forse il primo ds-star. Probabilmente l’ultimo.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 29 Marzo 2017, 09:24
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