Ronaldo, l’eterna sfida alla perfezione
e l’ossessione di essere il numero uno

CR7, l’eterna sfida alla perfezione e l’ossessione di essere il migliore

di Marco Ciriello
Gioca e vive per essere il migliore, senza darsi tregua. Cristiano Ronaldo è in continuo conflitto con la perfezione, modellando il suo corpo, inseguendo la partita perfetta e portando il calcio a una velocità mai vista prima di lui. Un surfista del pallone che cerca l’onda meravigliosa e intanto cavalca tutte quelle che si alzano. Prima di essere un calciatore è un marine, che mangia come una ballerina e pensa come un pugile. Per questo macina record e gloria, premi e gol. Il suo motore è l’ambizione, i soldi vengono dopo, altrimenti sarebbe già in Cina come gli urlavano i tifosi qualche giorno fa dopo la sconfitta del Real Madrid in Coppa del Re col Celta Vigo. Ma lui non ha paura dei fischi e delle sconfitte, c’è passato già, smentendoli sempre.

Ha durezza e lacrime, doti straordinarie che allena allo stremo, con una professionalità che ha stupito persino Carlo Ancelotti: «Cristiano si allenava sempre, era capace di rimanere fino alle tre del mattino a Valdebebas per curare il suo corpo con bagni ghiacciati, anche se Irina (l’ex fidanzata) lo aspettava a casa. Lui vuole solo essere il numero 1».

È l’ossessione di essere ogni giorno migliore, Narciso che mostra la sua statuaria greca bellezza costruita con 3000 addominali e 20000 kg sollevati al giorno, e che ha pensato di musealizzarsi: a Funchal in Portogallo – sua città natia, nell’arcipelago di isole: Madera, in mezzo all’oceano Atlantico – uno spazio dedicato completamente a sé, tra foto, statue e premi, una cosa da Marilyn, Scarlett Johansson e la Nike. Per Jorge Valdano – che lo conosce bene – è il calciatore del XXI quello che discende dalla palestra, a differenza di Messi che viene dalla strada come i precedenti. Ronaldo è l’elaborazione, infatti la sua superiorità comincia sul piano fisico. È imponente, potente, scultoreo senza perdere velocità, ha usato la palestra per triplicare le sue caratteristiche, divenire una elaborazione di desideri, riuscendo a non perdere la natura della sua tecnica, anzi esaltandola. Corre sul campo lasciandosi i suoi marcatori alle spalle – di meglio sulla corsa c’è solo Gareth Bale, che va considerato un suo discendente, poi si vedrà se riuscirà a tenere il ritmo impressionante di gol: 50 a stagione, nelle ultime quattro –, quando si alza in verticale non c’è difensore capace di arrampicarsi con lui, ma anticiparlo è possibile: nelle giornate cattive, quelle dove perde il controllo di sé, è successo in molte occasioni – più con la nazionale portoghese che con i suoi club, però. 

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Ultimo aggiornamento: Lunedì 13 Febbraio 2017, 09:19

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