Roma, Garcia: "Lottiamo perché il calcio
sia una festa e non una guerra"

​Roma, Garcia: "Lottiamo perché il calcio sia una festa e non una guerra"
«Noi dobbiamo lottare in tutti i modi perché il calcia sia una festa e non una guerra». Alla vigilia della trasferta di Napoli il tecnico della Roma Rudi Garcia lancia un messaggio di pace. «Il calcio deve essere una festa, amicizia, rispetto degli altri colori. Il bello di questo sport è che siamo uniti intorno alla stessa passione - ha detto l'allenatore francese in conferenza stampa - Questo deve far riflettere e fare delle cose positive. Una famiglia non deve farsi la domanda se portare o no il bambino allo stadio. Domani è una bella opportunità per dimostrare che ognuno pensa positivo e con rispetto. Anche in Francia ci sono partite in cui si chiede se andare con i bambini o meno, ma noi dobbiamo lottare in tutti i modi perché il calcia sia una festa e non una guerra».



L'emergenza in difesa. «Vedremo se Manolas recupera, c’è un allenamento oggi pomeriggio. Speriamo che possa recuperare, penso di sì. Se non ce la facesse, non giocheremo in 10, metteremo qualcuno al fianco di Mapou».



La trasferta al San Paolo. «Il Napoli è una squadra forte e in casa lo è anche di più. Io sono concentrato sul fatto di essere operativi e concentrati sulla partita e sul campo. Sarà difficile ma non cambia il nostro atteggiamento: giochiamo con ambizione, facendo un buon calcio e cercando di tornare con la vittoria».



Il Napoli. «Sappiamo che hanno difficoltà in difesa. Poi c’è l’aspetto fisico: quando si gioca ogni tre giorni c’è sempre un punto interrogativo sul piano fisico. Non sappiamo chi starà meglio su questo aspetto, dovremo essere al 101% su ogni momento per approfittare di un eventuale loro calo».



I due ko dell'anno scorso. «Dobbiamo dimostrare di essere migliorati con una rosa più completa. Quest’anno forse sarà differente, quando inizia la stagione tutti sappiamo che andare a Napoli è difficile ma siamo primi e questo significa che abbiamo fatto un inizio corretto».



Il colloquio con Destro. «Tutte le cose che dico col gruppo e nello spogliatoio restano lì. E’ normale che un giocatore pensi a se stesso ma l’allenatore pensa a tutta la squadra. Nella mia testa Mattia non è sotto gli altri, ma ci sono dei parametri da tenere in conto. Giochiamo in casa e contro chi, in trasferta e contro chi, cosa vogliamo fare. In base a questo scelgo come giocare, ho bisogno di due centravanti, oppure di uno che venga incontro o di chi stia in area. Anche il fatto di mettere in campo giocatori che stiano bene insieme, non si gioca alla stessa maniera con Totti e Adem oppure con Gervinho e Destro. Finché ho la possibilità di avere i mie 7 attaccanti con me ho la possibilità di scegliere e le scelte sono giudicate soltanto sul risultato finale».



Il duello con la Juve. «Siamo a un quarto del campionato e già abbiamo capito le forze di questo campionato anche se sappiamo ci sono tante partite. La classifica dice il momento, non come finirà. Lo penso ancora: sarà un campionato differente dall’anno scorso, dobbiamo fare in modo che non sia differente nel fatto di terminare tra le prime due posizioni».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 31 Ottobre 2014, 13:56