Roma, la curva lo incita ma Iturbe rimane un problema

La curva lo incita ma Iturbe rimane un problema

di Alessandro Angeloni
Che cosa gli frullerà nella testa? Chissà cosa pensa oggi Iturbe di se stesso, della Roma, di dove e come vive questo momento, di come sta giocando, se mai tornerà un calciatore degno di questo nome e degno dell'investimento fatto per lui? Manuel è un problema, come disse una volta Sabatini di Borriello. Quel problema, Borriello, è andato via lentamente dalla Roma: prestiti vari fino ad aspettare la fine del contratto. Iturbe è un problema ma è qui, ma non dà cenni di ripresa: sembra un calciatore sfinito, impotente, uno che rimbalza contro un muro. Ce la mette tutta, ma non gli riesce quasi nulla. E' pure sfortunato. E quando lo vedi - come nella gara contro l'Astra - addormentarsi su un passaggio a centrocampo, capisci che bisogna fare qualcosa. Presto. Siamo arrivati al punto in dici ciò che pensi quando uno studente si prepara giorno e notte, poi all'interrogazione non va oltre il 5. E' difficile. La Roma ha scelto di tenerlo per recuperalo o per valorizzarlo, ma le occasioni sono rare e le sue razioni quasi impalpabili. Guardi Roma-Astra e pensi che nemmeno l'abbia giocata male, perché si è battuto, non ha mai tirato via la gamba, ha corso per novanta minuti, ma poi quando bisogna tirar fuori il guizzo, riecco la caduta. A fine partita anche un'occasione da gol, perfettamente lanciato da Totti. Ma è rimbalzato su se stesso nel cuore dell'area. Non ci siamo. Chissà se altrove, questo ragazzo potrà ritrovare l'anima. Qui si sta spegnendo. La curva gli canta: «Iturbe facci un gol, la curva sud te lo grida in coro». Uno slogan dei tempi di Pruzzo. Presa in giro o coro di incitamento? Il confine è labile. 
 
Ultimo aggiornamento: Giovedì 29 Settembre 2016, 23:18

© RIPRODUZIONE RISERVATA