"Ho avuto 5mila donne ed ero più forte di Cristiano Ronaldo. La serie A di oggi è ridicola"
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Era il 1988 quando Dino Viola, negli ultimi anni di presidenza, riuscì a portare a Roma questo calciatore estroso e promettente, che però nelle sue prime dichiarazioni aveva già fatto intendere chi fosse: «Più che i difensori, a me dovranno stare attente le loro mogli». E infatti, mentre il campo dava pessimi responsi, a Roma Renato trovò l'occasione per fare festa ogni sera e spassarsela in una moltitudine di relazioni extraconiugali; era una presenza fissa in una discoteca ai Parioli e una volta fu trovato ubriaco e avvolto in un asciugamano all'interno di uno stabilimento di Fregene.
Inevitabile, al termine dell'unica stagione italiana, il ritorno al Flamengo. Renato, spocchioso e orgoglioso, sostiene di non avere colpe per quel fallimento: «A Roma mi rovinò Giannini, mi si è messo contro, lui e Massaro non mi passavano mai la palla». Non è proprio così, se a Bergamo fu anche aggredito dai compagni nello spogliatoio e i tifosi giallorossi, al Flaminio, esposero uno striscione storico: 'A Renà, ridacce Cochi'.
«La serie A di oggi, invece, è un campionato semplicemente ridicolo. Per quello che ho fatto al Gremio meriterei una statua, non ho bisogno di studiare gli allenatori europei per sapere di calcio e presto allenerò anche la Seleçao» - spiega oggi Renato, tecnico detentore della Copa Libertadores, in conferenza stampa - «Il Pallone d'Oro a Cristiano Ronaldo? Me l'aspettavo, ma io ero più forte tecnicamente. Troppo facile nel Real: se avesse giocato nei miei club, senza prendere 4 mesi di stipendio, cosa avrebbe fatto?». Parole e musica di un 'bidone' di successo.
Ultimo aggiornamento: Martedì 12 Dicembre 2017, 11:54
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